Cenni Storici Sulla Cooperativa

SOCIETA DI MUTUO SOCCORSO FRA I SERVITORI DI BARCA, TRAGHETTANTI, BATTELANTI IN VENEZIA

La genuinità della testimonianza, valore autentico della città, giunta a noi dal
perpetuarsi della maestria di una professione esclusiva, appartiene alla storia
della Daniele Manin. Tutto ebbe inizio nel 1868, il 12 luglio, con la
costituzione della società di Mutuo Soccorso:
""Associazione dei servitori da barca, traghettanti e battellanti ha per
scopo di migliorare la condizione della propria arte..."", così inizia lo statuto
del sodalizio, un'intelligente forma di organizzazione sorta con lo scopo di
affrontare i disagi dovuti a malattie, invalidità, povertà e vecchiaia, della
categoria dei barcaioli.
Composta da soci, che distingueva in ordinari, in quanto, .partecipano agli
oneri e vantaggi della Società., ed in onorari, quelli che senza diritto a
sussidi si rendono benemeriti della Società per distinti servigi prestati in
opere o in danaro (art. 2), si occupava della condizione socio-economica dei
propri iscritti durante tutta la loro esistenza, purché, all'atto della domanda di
adesione — verbale od in iscritto - fossero... maschi la cui onestà e
costumatezza sieno conosciute, di aver non meno di 16 anni di età né più di
55. di dimorare stabilmente nel Comune di Venezia; di esercitare l'arte del
barcaiolo, di non essere impotente al lavoro, né affetto da malattie
organiche o croniche. Il socio, nel caso in cui avesse celato o alterato uno
soltanto dei requisiti previsti per l'accesso, veniva in qualsiasi momento
sollevato dai ruoli sociali. La tassa d'ingresso era progressiva, a seconda
dell'età: dai 16 ai 20 anni L. 1 ...da 50 a 55 anni L. 15.
E' scorrendo lo statuto che ci si rende conto che la Società, nella laicità delle
regole che conteneva, metteva gli associati nella condizione di confidare in
essa per la loro emancipazione sociale in quanto prevedeva tra gli obiettivi
da perseguire, ... a soccorrere con quotidiani sussidii i Soci, che per ragione
di malattia non sieno in grado di attendere alle loro abituali occupazioni, di
cooperare ali 'istruzione dei Soci al collocamento tanto nelle casade che nei
traghetti...
Una forma, questa, d'associazionismo avanzato che, sostituite le peculiarità caritative delle congregazioni religiose, sino a quel momento gli unici
esempi concreti nel mondo mutualistico, si avviava a formulare dei progetti
di costruzione dei diritti all'istruzione, alla mutualità in caso d'infermità e
alla previdenza degli operatori di barca. Aperta ed attenta a cogliere, sotto la
presidenza di Alberto Errerà, i bisogni dell'uomo che. sul piano della
prospettiva sociale, stava scoprendo la sua dignità di persona.
E furono proprio le Società di Mutuo Soccorso del nostro Paese a favorire il
passaggio dal paternalismo assistenziale allo Stato sociale, del nostro Paese,
fondato sul complesso di interventi pubblici destinati ai 'cittadini dei diritti',
in alternativa ai criteri adottati dalla beneficenza e dalla carità. Nel 1877 la
riforma del quadro legislativo istituì l'istruzione obbligatoria e nell'83, con
carattere volontario, la cassa Nazionale di Assicurazione contro gli infortuni
che. quindici anni dopo, per legge, diventò obbligatoria per gli operai. Un
provvedimento fondamentale perché, allora, favorì l'inizio dell'evoluzione
dello Stato sociale in Welfare moderno.
Con il cambio della guardia alla presidenza della Società, passando da Errerà
a Fadiga, senza modificare l'immutato spirito dell'associazione - capace di
cogliere ed interpretare i segnali di cambiamento delle storiche riforme a
favore degli associati - il 9 dicembre 1883, si apprestava a proporre
all'assemblea generale per l'approvazione, un nuovo Statuto. Un
aggiornamento delle regole, delle idee e dei criteri di tutela dei soci, rispetto
alla normativa precedente che " .non poteva naturalmente rispondere alle
più larghe esigenze di una società, che conta ormai quindici anni di vita... ",
recita una delle motivazioni addotte da Fadiga per discutere e sottoscrivere le
nuove direttive. In tutto 307 articoli che si preoccupavano di garantire un
percorso di vita, sicuro e dignitoso, durante le varie fasi dell'esistenza di ogni socio; prevedendo sostegni economici, in caso di malattia o ...per
impotenza cronica e per decrepitezza... e, attraverso la Commissione di
collocamento, l'assegnazione di sussidi a favore dei disoccupati. Due, però,

sono i punti innovativi e socialmente qualificanti: la scuola serale gratuita e

a 60 anni l'erogazione della pensione.
Il programma didattico che stabiliva, " ...si deve insegnare il leggere, lo
scrivere, le quattro operazioni aritmetiche, il sistema decimale, le più
importanti norme di igiene, ed i principali doveri e diritti dell 'uomo e del
cittadino " oggi ci appare scarno, debole dal punto di vista culturale,
insufficiente a chiunque, anche ad uno scolaro della prima elementare che
già sa destreggiarsi nell'uso del computer. A quell'epoca, però,
rappresentava un significativo strumento atto a combattere l'analfabetismo
tra i soci, molti dei quali avendo una famiglia numerosa alla spalle,
ritenevano di appartenere definitivamente alla classe dei non obbligati all'
istruzione.
Il nuovo statuto, tuttavia, non si limitava a tracciare le linee attraverso cui
approdare al recupero sul piano formativo degli associati ma, confidava,
seppur in forma meramente intuitiva, ad una sorta di educazione permanente,
stabilendo che "...allo scopo di promuovere ed estendere sempre più
l'istruzione fra i soci, (la Società) deve provvedere ad una propria
Biblioteca circolante, composta di libri, possibilmente dilettevoli, ma sempre
istruttivi. " A stabilire definitivamente le cose, ci pensò lo stesso Domenico
Fadiga nell'introduzione - Intorno alle cause che determinarono la riforma
dello Statuto - scrivendo "...poiché l'uomo non vive di solo pane, ed ai
nostri tempi osiamo nel 1883J l'ignoranza non è permessa, neppure alle
classi più povere .... tantopiù trattandosi di gondolieri, che sono tra il
popolo di Venezia una delle classi più nobili non solo, ma che si trovano,
per la qualità del loro servizio, in contatto continuo coi forestieri e quindi
non possono essere neppure in ciò inferiori ad alcun altro. "
Nel novecento, nel periodo del fascismo, dai verbali dell'Assemblea in ns.
possesso appare la denominazione Società Mutuo Soccorso fra Gondolieri.
Della società, nel periodo del secondo conflitto mondiale, non si sa molto.
Riappare nel gennaio del 1944, data dell'atto costitutivo e relativo statuto
con i quali si rifonda la Coop., dapprima sotto il nome di un gondoliere anziano, Vittorio Fasan, ma con gli stessi presupposti della precedente. Vale
a dire "...costituita fra i gondolieri di Venezia (segue elenco)... la società a
responsabilità limitata ha per oggetto ogni azione intesa a migliorare le
condizioni ed economiche... ", un particolare tuttavia non può sfuggire,
leggendo il documento, una frase a quell'epoca doverosamente rassicurante:
"...(i soci...) sono tutti di cittadinanza italiana e dì razza ariana... "
La "'Daniele Manin'', viene iscritta nel registro delle imprese nel 1948.
quando cioè l'assemblea straordinaria della "Vittorio Fasan" delibera di
modificare la propria denominazione sociale.
La Cooperativa cosi sorta, dapprima con un programma prettamente
assistenziale, via via si è avviata verso un grande sviluppo, rafforzandosi e
allargando la propria attività di trasporto a mezzo gondola ad altri servizi: di
manutenzione dei traghetti e delle gondole, e di tutte le opere che la
Cooperativa curava, gestendo dei cantieri, a Ognissanti a S.Trovaso e alla
Giudecca. Oltre a ciò, era impegnata nell'erogazione del servizio,
municipalizzato, di trasporto funebre che tradizionalmente era con gondole e
successivamente con motoscafi.
Nel 1951 nasce il Consorzio per la Conservazione della Gondola e la tutela
del Gondoliere, oggi divenuto Istituzione, finalizzato alla gestione della
categoria dei gondolieri.
Questa vecchia Cooperativa ha il vanto di aver socialmente sollevato, nel
passato, la categoria dei gondolieri, sia dal lato assistenziale che da quello
culturale, organizzando corsi di storia veneziana e di lingue straniere,
iniziative dimostratesi di somma utilità per i "pope" che nella stagione estiva
erano sempre a contatto con i forestieri.
Dall'inizio degli anni 70, per motivi di contrasti interni come ad esempio
sulla gestione dei taxi riservati a Cooperative di gondolieri, a quel tempo ad
appannaggio della Cooperativa Dominante, la Daniele Manin inizio a
disgregarsi, a causa della costituzione di innumerevoli nuove Cooperative e
la conseguente divisione della categoria.
Tuttavia la Manin che, nonostante tutto, era ancora la più consistente, decise
di non aderire alla proposta di gestione dei taxi riservati ai gondolieri,
ritenendola incoerente e contraddittoria rispetto alle storiche battaglie
condotte dalla categoria contro il moto ondoso.
Alle guida della Cooperativa si sono alternati presidenti che spesso erano
autorità pubbliche, anche se, nella gestione, la figura del direttore è sempre
stata predominante .
A partire dal 1982, a seguito di una cattiva gestione, si attribuì ai gondolieri
la gestione diretta, non più di rappresentanza filtrata da direttori o
procuratori non gondolieri. Dal 1997 la Cooperativa di produzione e lavoro

Daniele Manin si trasformò in Cooperativa di Servizio, a supporto

dell'attività svolta dai gondolieri che ne usufruiscono che attualmente sono

la maggioranza della categoria. In questi ultimi 15 anni, grazie anche alle professionalità tecniche interne alla Cooperativa, si è contribuito a risolvere

importanti questioni di carattere fiscale anche sul piano normativo a favore

dell'intera categoria.
Con i suoi 143 anni di storia e di vita l'ambizione della Cooperativa Daniele
Manin è di guardare al futuro mettendosi al servizio della Categoria affinché,
unita, si autogestisca.